Due bicchieri di plastica o carta il cui fondo veniva unito da un filo di cotone o di filza. Il filo veniva fissato al fondo dei bicchieri mediante mezzo stuzzicadenti che fungeva da fermo. I bicchieri divenivano così microfoni ed altoparlanti al tempo stesso.
Il filo propagava le onde elastiche, consentendo la comunicazione. La postura, tipicamente eretta, rendeva il tutto scomodo, unitamente al fatto che il filo, non potendo toccare ostacoli, doveva stare sospeso in aria in posizione quanto più rettilinea.
Questo impediva percorsi complicati. Utile per comunicare tra terrazzi vicini e contrapposti. Nell’uso in compagnia accadevano rotture del filo da parte di amici gelosi e interferenze causate dal fratellino più piccolo che sfregava il filo producendo dei “grrrrcrrrrooooooo” che rendevano inintelligibile la comunicazione.
Ha conosciuto anche una versione commerciale/economica del gioco, con telefonini di foggia radiomobile (una profezia degli odierni cellulari?!) in plastica gialla, uniti da un robusto filo di nylon.