Il girotondo e le conte

Il Girotondo vuol dire prendersi per mano e lanciarsi in una veloce rotazione al ritmo vocale della conta da girotondo più famosa: “Giro, giro tondo, casca il mondo,...

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Il Girotondo vuol dire prendersi per mano e lanciarsi in una veloce rotazione al ritmo vocale della conta da girotondo più famosa: “Giro, giro tondo, casca il mondo, casca la terra, e tutti giù per terra” e tutti giù per terra per davvero. Eccitante e inebriante come una danza derviscia roteante.

Le conte della nostra infanzia, quelle che si facevano prima dei giochi, quelle che si litigava per chi le doveva fare finendo quasi sempre per fare la conta per chi doveva fare la conta, quelle che servivano per designare qualcuno a fare qualcosa, sono state centinaia, molte note, diffuse e continuamente re-inventate, molte frutto della fantasia estemporanea di noi bambini.

Eccovi alcuni esempi: “pinte potente ponte ppì tappe tapperugia, pinte potente ponte ppì tappe tapperì”

“ambarabà ciccì coccò tre civette sul comò che facevano l’amore con la figlia del dottore il dottore si ammalò ambarabà ciccì coccò”

“cinesino di shangai dove vai? dove vai? (e qui a chi toccava doveva rispondere con il nome di una città. e chi faceva la conta proseguiva con le sillabe di quella città tipo mi-la-no quindi continuava con) quanti giorni ci starai cinesino di shangai? (qui si rispondeva con un numero e la conta proseguiva contando a partire da uno fino a quel numero)”

“bum casca una bomba in mezzo al mare, mamma mia mi sento male, mi sento male in agonia, prendo la barca e fuggo via, fuggo via in alto mare dove sono i marinai che lavorano tutto il dì A, B, C, D vai fuori proprio tì”

“oh mony mony mony accademia mustafà, mustafà fa fa dartagnan gnan gnan, mucci demi demi demi, mucci uà uà uà, mucci demi demi demi mucci uà uà uà”

poi c’era quella che dicevamo di nascosto perchè c’era una parolaccia “sotto il ponte di baracca c’è pierin che fa la cacca, la fa lunga lunga lunga il dottore la misura, la misura trentatrè 1, 2, 3 vai fuori proprio te!”

“Pimpum d’oro la rincia e l’arancia, quanti giorni sei stato in Francia? Al lunedi, al Martedi, tocca sempre e proprio a ti”

“Abibone, buccia di limone, buccia d’arancia, viene il mal di pancia, bevi un po’ di te, conta fino a tre. Uno, due, tre”

“sotto la cappa del camino c’era un vecchio contadino che suonava la chitarra, pim, pum, barra!”.

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