Era uno stupendo passatempo di molte giornate di scuola bersagliare di palline di carta o di chicchi di riso il più secchione/idiota della classe, fino a portarlo all’esaurimento.
Scoprimmo poi, alimentati da una maggiore cattiveria, che le palline fatte con il domopack alluminio facevano molto male. Ovviamente sostituirono subito il troppo buono riso. Come materiale da proiettili ricordiamo ance la ‘gomma pane’ che a partire dai 14 anni veniva modellata in forme che non lasciavano nulla all’immaginazione.
Tecnicamente, c’erano due scuole di pensiero: soffiare dalla punta o dal fondo; soffiando dal fondo l’aria aumentava di velocità in uscita (teorema di Bernuolli), ma soffiando dalla punta si migliorava la precisione! In certe zone dell’amazzonia gli indios usano cerbottane che sparano curaro a distanze e con precisioni incredibili; saremo stati regrediti noi o sono forse giocosi loro?
Comunque a intingere la punta dei proiettili se non col curaro con aglio o inchiostro qualcuno di noi ci aveva già pensato allora …
STEFANO
bic? bastava una cannuccia di plastica che aveva la virtù di essere più stretta, perfettamente cilindrica, e di non costare nulla. se poi la schiacciavi e la torcevi potevi realizzare una “rigatura” che imprimeva al chicco di riso pure una rotazione, con grande incremento di precisione e anche di potenza. ma lo facevo solo io essendo come al solito il terrorista solitario/inventore pazzo del gruppo 😉