Calciati, accarezzati, trasportati, baciati, schiacciati, bucati, rubati, eccetera, eccetera, ecco i palloni da calcio che hanno allietato i bambini degli anni ’50 e ’70.
Si chiamavano Super Tele, Elite, Valsport, GoalCid, Mitre, il mitico San Siro e il pallone omaggio dello zafferano 3 cuochi.
Il pallone SuperTele era di plastica leggerissima nei colori bianco, rosso, blu e giallo con pentagoni neri, ma così leggera che bastava un alito di vento per farlo volare ovunque con effetti pazzeschi ed assolutamente imprevedibili.
Il pallone Elite, invece, era di una plastica talmente pesante che se sfortunatamente ti arrivava in faccia ti faceva un male cane e un bel livido …
In mezzo a questi due palloni ci stavano il pallone Super Santos, arancione a strisce nere dal peso leggermente superiore di quello dei super tele, e il pallone Tango, dal peso quasi regolare, nel senso che se tiravi a destra la palla quasi certamente raggiungeva la destinazione, rigorosamente bianco a pentagoni neri.
Quando qualcuno si presentava col pallone di cuoio n. 5 era festa! Meglio se delle marche: Valsport, GoalCid, Mitre.
Logicamente, sull’asfalto il bel cuoio marrone diventava bianco e rasposo nel giro di pochi minuti. E anche se lo colpivi bene, il pallone di cuoio lasciava lividi assai robusti ma, appunto, era roba da grandi!
Il più mitico di tutti era il pallone San Siro, su cui erano stampati i nomi e le foto dei calciatori di tutte le squadre, uno dei primi a losanghe, ottico, cioè bianco con i rombi neri – fino ad allora i palloni erano marroni-cuoio; costava ben 1000 lire, oppure un mucchietto di valide e bis valide delle figurine panini o buoni premio di lotterie e fornai; era di gomma ‘dura’ e pesante, e aveva il rimbalzo e il controllo quasi di un pallone vero, non come i palloni da mare o quelli rossi da Upim che si foravano subito (tipo il pallone Elite);
Era ottimale per le partitelle in cortile o anche al mare con scarpe da passeggio o piedi quasi nudi. In genere chi lo portava giocava di sicuro anche se era una schiappa o non veniva scelto nelle conte (da qui il famoso “me ne vado e porto via il pallone” quando si rosicava o litigava). Si faceva gonfiare dal benzinaio con uno spinotto stando attento a non spingere troppo e non esagerare.
Tragico era quando finiva con maledetta precisione sui fili spinati che delimitavano i campetti e le marane: si bucava e non c’era più niente da fare.
Ricordiamo con affetto anche il pallone zafferano ‘3 Cuochi’, che te lo recapitavano a casa se spedivi alla ditta produttrice alcune bustine vuote (forse tre?) di zafferano. Questo pallone era bellissimo: giallo con una greca rossa che lo divideva in due, e in mezzo a questa greca … loro: i tre mitici cuochi, uno giallo, uno nero e uno bianco, con i loro sorrisi e vassoi fumanti. La palla era di gomma pura e aveva un inconfondibile odore.
Rimbalzava in modo incredibile e bisognava stare attenti a non colpire vetri, vasi, nonne, eccetera. Ma c’era una caratteristica che più di ogni altra distingueva il pallone ‘3 cuochi’: da giallo che era nello stato di nuovo, in poco meno di un pomeriggio assumeva un colorito bruno, veramente desolante. Poco male, il pallone era ricoperto da una pellicola di gomma che poteva essere tolta, con grande pazienza, così da far tornare la palla più splendente di prima. Ma poi, dopo un altro pomeriggio …
IGNAZIO
Vorrei ricordare un pallone, di cui non fate menzione, ormai introvabile: il mitico Yashin.
Era un pallone marrone di gr. 420, più pesante del super santos e quindi molto più stabile.
Negli anni 70 ed 80 era il pallone più apprezzato dai ragazzi e dai calciatori per le partite ricreative, specie sulla sabbia della nostra spiaggia libera di Barletta, denominata “Maracanà” insieme all’altro ottimo pallone in voga in quel periodo, il San Siro.