Gioco da culto, ancora proposto con successo in questi anni, naturalmente in versione ‘evoluta’, il traforo consta di un seghetto e da una serie di oggetti di ferramenta per il taglio e la lavorazione del compensato, finalizzato alla costruzione di oggetti in legno bi e tri-dimensionali.
Il traforo ha creato un’intera generazione di piccoli artigiani del legno, oggi mobilieri, falegnami, restauratori.
Un lettore mi segnala che un suo amico “aveva sviluppato l’arte del traforo a livelli artistici mai più raggiunti. Aveva staccato la formica del banco dall’anima in legno e lavorato sottili lamine di formica/legnetto per i piu’ disparati utilizzi: un tracciato per dama e scacchi intagliato in superficie, campi da calcio basket e pallavolo tracciati con tanto di reti montabili a foro e incastro, perfino un campo da golf con buche autentiche in cui cadevano i cartuccetti usati come palline e recupero delle stesse con reticelle sospese sotto.
Si portava dietro tutti questi pannelli e l’attrezzatura del traforo al completo per ritocchi e restauri, e in classe gli mancava solo la palandrana sulle ginocchia e la lampadina sulla fronte. Inutile dire che la sua attenzione alle lezioni ne risentiva un po’; stava all’ultimo banco, ospitava campionati e sfide all’ultimo scacco; nella classe eccheggiava sempre un lieve odore di legno sfregato e cigoletti da tarli “.
Lui, invece, montava “soldatini fotografie e immagini varie su legno; era meglio ritagliare ciascuno per conto suo e poi incollare il tutto; anche perché i seghetti troppo sottili o dozzinali (di calibro minore o meno pregiati per risparmiare) tante volte si impuntavano piegavano spezzavano e ti lasciavano a meta’ dell’opera.
Anche qui, per fantasia manuale, abilita’ pratica e attitudine al lavoro e all’attenzione e alla faticata pazienza; altro che computer o informatica”.
frankbuon
Ricordo quando usavamo il traforo per applicazioni tecniche. Uno dei lavori più frequenti consisteva nell’incollare su una tavoletta di compensato una cartina dell’Italia e poi ritagliare i confini delle regioni ricavandone altrettanti pezzi con cui andare a comporre poi la cartina come fosse un puzzle…Erano frequenti anche i lavori per fare cassettine porta corrispondenza, portafiammiferi per la mamma, e altri oggetti.
Con l’aiuto di mio papà costruimmo un bellissimo forte da cui i soldati battagliavano con gli indiani. Ricordo anche quando con gli amici giravamo tutti i falegnami della zona per farci regalare una tavoletta di compensato di scarto. Qualcuno, però, se la faceva pagare…
iac65
…ore e ore di lavoro per oggetti che nella realtà non servivano a nulla ma che facevano liberare e volare la fantasia!!!