Il titolo originale era “My life and welcome to it”, ed era la frase che il protagonista pronunciava alla fine del siparietto (“… comunque, questa è la mia vita, siate i benvenuti”). Lui era un disegnatore e lavorava in sofitta con un gatto (o un cane?) che gli faceva compagnia.
Viveva in una bella casetta insieme alla moglie e alla figlia Lidia con un grosso apparecchio per i denti, di quelli con il filo metallico che esce dalla bocca e fa il giro intorno alla testa.
In ogni puntata rappresentava le vicende della sua famiglia su un foglio di carta e tutti i personaggi diventavano come dei cartoni animati disegnati a china. In pratica, le riprese cinematografiche con umani ‘interagivano’ – per così dire – con cartoni animati e disegni, scaturiti dalla fantasia e dalla matita del protagonista, uso a rifugiarsi e/o a confondere realtà e (sua) fantasia.