Questo programma era pura poesia. Trasmesso nella stagione 1973-74 per raccogliere l’eredità di “Chissà chi lo sa?”, sostituito l’anno prima dal troppo cerebrale “Scacco al re” sempre condotto da Ettore Andenna, il Dirodorlando era un gioiello di umorismo e di originalità.
Il gioco coinvolgeva anche i ragazzi del pubblico in sala e a casa, e si basava su un linguaggio medievaleggiante assurdo, becero e proprio per questo irresistibile. I giocatori erano “barabitti”, ed il gioco un “bonfrino”; la prima frase nascosta con(tro) la quale gli spettatori dovettero cimentarsi fu “Eromu buhao, oh raeha hu optimsù”, che corrisponde alla frase cifrata “Asino colui il quale lo inventò” nella quale vocali e consonanti sono spostate di una posizione rispettivamente in avanti o indietro; i premi erano chiamati i “grabesti”; il gioco del “Piratello” col quale, mettendo insieme pezzi di periodo suggeriti a casaccio dal pubblico, si ottenevano frasi dall’effetto comico a dir poco esplosivo.
Bellissima poi la sigla di chiusura, con disegni medievali di giullari, saltimbanchi, dame e cavalieri col commento al sintetizzatore elettronico (“Moog”) del jazzista milanese Gian Piero Boneschi. Unico, mai più ripetuto, vive anch’esso solo grazie ai nostri ricordi.
Igor65
Fantastico!!! Il premio finale consisteva in “un ricco grabesto”………ed il regolamento “era stato trovato nelle segrete del castello del signore di Charlottenburg, che volle lasciarlo ai posteri”……..
Lucio
Fantastico programma. Io ho ancora il libro del Dirodorlando, con tutti i giochi. Mi sa che lo cerco e mi metto a giocare al Piratello….. era uno spasso farlo a casa. Ma perchè non li fanno più questi programmi? Sono troppo intelligenti?