Vi ricordate quando non c’era altra pubblicità che Carosello quegli interminabili minuti di intervallo televisivo tra un programma e l’altro, accompagnati dal lento scorrere di cartoline in bianco e nero di sconosciute località italiane e da quella musichetta che cercava di rilassarci?
La musica è L’intervallo di George Friedric Haendel, Passacaglia dalla Suite no. 7, e le foto dovrebbero essere quelle dell’archivio Alinari, lo studio fotografico che a partire dalla fine dell’ottocento – sostanzialmente da quando la fotografia è stata inventata – ha immortalato praticamente ogni angolo di Italia, in una sorta di catalogazione del visibile.
Si tratta di un intermezzo televisivo ampiamente usato negli anni ’70, insieme a quello parimenti famoso delle pecore, quando la pubblicità televisiva era ancora relegata in Carosello e in pochi altri siparietti e, al di fuori di questi, il tempo televisivo aveva un valore così basso che tanto valeva mandare in onda sei, sette minuti di cartoline come queste:
Di questo intervallo, a fine anni 70 fu anche realizzata una versione a colori
Esempio di cartolina intervallo bianco e nero
Esempio di cartolina intervallo colore
Martino
Questo intervallo è esistito anche negli anni 80 e 90 a colori. Nel 92 era ancora possibile trovarlo (la melodia veniva utilizzata anche come sottofondo dei cartelli d’interruzione con la scritta fissa “LE TRASMISSIONI RIPRENDERANNO AL PIU’ PRESTO POSSIBILE” oppure “LA TRASMISSIONE SARA’ RIPRESA APPENA POSSIBILE”) ma un anno dopo fu abolito definitivamente.
Mariano
Ricordo benissimo. A proposito: prima quelle interruzioni erano frequentissime. Oggi non le vediamo più.
Marco63
Ricordo non solo le interruzioni televisive, ma anche quelle elettriche. Ogni tanto si cenava a lume di candela.
Ai tempi c’era anche la freccetta che indicava l’inizo di un programma sull’altro canale rai.
Sebastiano
Il tempo che scorreva tranquillo, senza che lo si dovesse riempire ad ogni costo… Una vita in cui potevi anche attendere 5 minuti seduto a guardar cartoline, senza dover scappare a fare altre cose più pressanti. Che meraviglia. Ormai l’uomo si è definitivamente complicato la vita inventandosi ogni genere di mezzo per sovrastimolarsi e costringersi a pensare in continuazione, in modo che non resti il più piccolo spazio di tempo per meditare. Ma noi che, da bambini, abbiamo vissuto l’ultima parte di quell’epoca, la nostalgia di quel tempo lento ce la porteremo dietro per sempre.