Nell’improbabile tentativo di mandare in pensione lapis e temperamatite, ancora oggi sulla cresta dell’onda, compare sul mercato dei primi anni ’70 la Minamì, una curiosa matita a cartucce con la punta di grafite che si infilavano una dentro l’altra.
Una volta che la la cartuccia di punta si era esaurita, veniva estratta e introdotta nella parte posteriore della Minamì, consentendo l’avanzamento di una cartuccia con la punta nuova. A protezione della punta era poi applicato un vistoso cappuccio in plastica trasparente.
Nonostante il tonfo commerciale ne fu prodotta anche una versione a mine colorate, in confezione da sei pezzi a tinte assortite.
Il costo eccessivo, la poca praticità e il disastroso impatto ambientale ne decretarono ben presto la fine: l’agile micromina dal tratto a spessore costante aveva vinto!