La Nutella è la divina delizia dei bambini degli anni ’60 e ’70. E il pane e Nutella è il suo profeta.
Come tutti ben sappiamo, Nutella è una crema di cacao e mandorle, inventata da Pietro Ferrero partendo dal cioccolato Gianduia, un tipo di cioccolato basato sulla pasta di nocciole.
Meno nota è la storia dell’invenzione di questo tipo di cioccolato, che riassumo brevemente: il Gianduia esiste perché nei primi anni ’40 le tasse eccessive sull’importazione dei semi di cacao cominciarono a scoraggiare la diffusione del cioccolato convenzionale.
Quindi il geniale Pietro Ferrero, che possedeva una pasticceria ad Alba nelle Langhe, pensò bene di sostituire una quota dell’introvabile pasta di cacao con pasta di nocciole, tra l’altro prodotta con le abbondanti e a buon mercato nocciole spezzate, inutilizzabili in pasticceria.
Così il Pietro, nel 1946, creò e vendette nella sua bottega il primo lotto da 300 chili di “Pasta Giandujot“, una pasta di cioccolato e nocciole che veniva venduta in blocchi da taglio.
Il prodotto va bene, ma negli anni seguenti il Ferrero intusice che, oltre al gusto, è necessario sviluppare un ulteriore valore del suo prodotto, la spalmabilità, che consentirebbe una più ampia gamma di confezionamenti e un maggior gradimento del pubblico.
Prova e riprova, nel 1951 la “Pasta Giandujot” si evolve in “Supercrema”, una conserva vegetale venduta in grandi barattoli e facilmente spalmabile.
Servono ancora più di dieci anni affinché Michele Ferrero, figlio di Pietro, decida di rinnovare la Supercrema – che già è molto apprezzata in Italia – con l’intenzione di commercializzarla in tutta Europa.
Viene messa mano alla ricetta e la composizione venne modificata rendendola ancora più cremosa, e viene creata la denominazione e il marchio del nuovo prodotto: la parola “Nutella” (basata sull’inglese “nut”, “nocciola”) con il logotipo che ancora oggi conosciamo bene.
Il primo vaso di Nutella uscì dalla fabbrica di Alba il 20 aprile del 1964. Il prodotto ebbe successo istantaneo, sia in Italia sia all’estero, fino a diventare così popolare da diventare sinonimo di crema gianduia nel mondo.
Ed ecco la Nutella: una delizia da spalmare sul pane. Una crema così buona e così emotivamente coinvolgente che in questi 50 anni è tracimata dalle fette di pane fino a diventare un riferimento culturale e sociale molto amato e ricordato con affetto in studi, romanzi, canzoni e opere cinematografiche.
I confezionamenti classici degli anni ’60 erano fondamentalmente due: il classico vasetto di vetro stile Nutella e i nuovissimi (per l’epoca) confezionamenti in plastica, nelle tre vaschette monoporzione.
Naturalmente, a casa mia di vasetti neanche l’ombra. Impossibile da parte della mamma misurare i nostri consumi effettuati direttamente dal vasetto; le dimensioni non standard dei cucchiaini di prelievo e la nostra ingordigia superavano sempre ogni limite imposto, anche con riga di biro sull’etichetta.
Quindi grande spazio per i contenitori monoporzione, che dovevano darci la democratica sensazione di Nutella uguale per tutti, per te e per tua sorella.
Curiosamente, si sparse in giro la voce che lo scatolino centrale dei tre fosse ‘leggermente’ più grande dei due laterali, e quindi più capiente. Ciò portò quindi ad una guerra interfamiliare per questo scatolino, con liti, dissidi e, alla fine, la distribuzione a giorni alterni.
La Nutella nello scatolino consentiva anche di preparare il prodotto per il consumo sulla base della situazione del momento. Mi spiego meglio.
Se era un pomeriggio di un giorno d’inverno cosa di meglio di una bella fetta di pane e cremosissima nutella davanti alla TV dei Ragazzi? Quindi bastava mettere pochi minuti lo scatolino sul termosifone e la Nutella acquistava una cremosità quasi liquida – che si poteva rovesciarla direttamente sulla fetta e guidarla nei buchi della molllica, in un’estasi di aromi cioccolatosi.
Bisognava invece uscire nel pomeriggio primaverile a giocare senza sosta? Non era necessario fermarsi per la merenda, bastava mettere il magico scatolino in frigo pochi minuti e si otteneva una barretta di Nutella che si staccava tutta perfettamente dallo scatolino e poteva essere mangiata anche correndo giù dalle scale di casa.
La Nutella aveva anche diversi imitatori, alcuni di produzione quasi-artigianale come il cremino in blocchi di tre colori diversi (rosa, beige e marrone) che si comperava dal droghiere avvolto in una carta oleata; altri di produzione industriale nessuno dei quali, però, è mai riuscito a scalfire la presenza e il valore simbolico della Nutella.
Questi prodotti erano:
- il famoso “Cremino Gandola” al cioccolato e crema
- “Ergo Spalma” di Plasmon Linea Ragazzi, pubblicizzato alla fine degli anni ’70 da Asterix
- “CiaoCrem” di Star (allora la più grande industria alimentare italiana) crema da spalmare a due gusti che aveva sull’etichetta un bambino con una maglia sportiva a righe ripreso nell’atto di parare un pallone da calcio
- “Cremita” di Barzetti, industria dolciaria di Castiglione delle Stiviere
- “Nucrema” di Motta
- “Nutkao” dell’omonima società Nutkao
- “Crema Novi” della Novi, in un caratteristico barattolo di plastica bianco e con una composizione più dura
Mariano
Sempre per lavoro ho avuto la fortuna di conoscere il signor Ferrero in persona. Gli dissi che eravamo quasi parenti, visto che sia io che i miei figli abbiamo mangiato tantissima Nutella e lui sorrise contento. Mi racconto’ che fu un suo tecnico a inventarla.
martina
Ciao, io ricordo che andavo dal bottegaio con mamma e lui mi spalmava la nutella su una fetta di pane, ero felicissima e poi finivo quella “spanta” tra il pollice e l’indice…
zuma1965
impagabile… all’epoca però le preferivo Ergo Spalma, ne andavo pazzo, mi sembrava avesse qualcosa in più della nutella, e poi collezionare il poster con i trasferelli di Asterix e le monete romane… un mito…